UNA PAROLA PER MILLE MUSICHE

La parola di gennaio: TRADIZIONE

Prossimo appuntamento: sabato 23 gennaio

IN QUESTA SEDE DELL’ACCADEMIA MUSICALE CHIGIANA LA GLORIA DI ANTONIO VIVALDI «MUSICO VENETO» FU RIVENDICATA DOPO DUE SECOLI QUANDO NEL SETTEMBRE 1939 PER VOLONTÀ DEL CONTE GUIDO CHIGI SARACINI NACQUERO LE SETTIMANE MUSICALI SENESI
 

Se ci rechiamo in visita alla città di Siena ed entriamo nell’atrio del Palazzo Chigi Saracini, possiamo leggere la lapide dove, nel 1949, furono incise le parole riportate sopra, in occasione del decennale della prima Settimana Musicale Senese interamente dedicata alle musiche dimenticate di Antonio Vivaldi.

Questa riscoperta vivaldiana si deve alla passione comune di un gruppo di amici e appassionati di musica antica e barocca formato dal musicista e compositore Alfredo Casella, dal poeta americano Ezra Pound, dalla giovane violinista, anch’essa americana, Olga Rudge e dal musicofilo conte Guido Chigi Saracini, instancabile organizzatore di eventi musicali. Questi era un nobile senese che, animato dal desiderio di rendere Siena un centro musicale internazionale, nel 1923, fondò un’associazione concertistica intitolata Micat in vertice, “brilla in alto”, dal motto stesso della famiglia Chigi Saracini Lucherini, e nel 1932, istituì l’Accademia Musicale Chigiana come scuola di alto perfezionamento, entrambe con sede nello storico e magnifico Palazzo Chigi Saracini.

Olga Rudge nella sua stanza dell’Accademia Chigiana, 1950

Nel 1936 Ezra Pound era riuscito a raccogliere 79 microfilm di composizioni vivaldiane custodite nella Biblioteca di Stato di Sassonia a Dresda e altre 309 composizioni dalla Biblioteca Reale di Torino (dai volumi della donazione Mauro Foà e dal lascito Famiglia Giordano) grazie al paziente lavoro di catalogazione e trascrizione di Olga Rudge. Dunque, per merito del poeta, critico musicale e compositore Ezra Pound e del lavoro certosino di Olga Rudge, dopo un silenzio durato duecento anni, prese avvio la riscoperta di un’ampia parte della produzione del Prete rosso, la quale poi andò a formare il primo Catalogo tematico delle opere strumentali di Antonio Vivaldi, redatto da Olga Rudge e pubblicato dall’Accademia Musicale Chigiana. Oggi tutte le opere di Vivaldi sono raccolte nel catalogo curato, tra il 1974 e il 2007, da Peter Ryom, da cui proviene l’abbreviazione RV ossia Ryom Verzeichnis

Alfredo Casella, con l’aiuto di Virgilio Mortari, di Vito Frazzi, di Riccardo Nielsen e della ormai affermata studiosa vivaldiana, Olga Rudge, si occupò della scelta e della revisione delle musiche da mettere nel programma della prima Settimana Musicale Senese del 1939. Nel lavoro di riproposizione delle opere di questo grande esponente della tradizione musicale italiana, il primo criterio seguito, a detta di Casella, era quello di mettere in luce tutti gli aspetti della produzione vivaldiana: non solo la musica concertistica ma anche quella teatrale, religiosa e cameristica. Un altro intento era di privilegiare l’esecuzione di opere inedite o che non erano più state eseguite dalla morte del loro autore. Per rendere più gradito l’ascolto dei concerti al pubblico loro contemporaneo, Casella e gli altri collaboratori apportarono alcune modifiche: completarono le partiture dove mancava la notazione, come nel caso del basso continuo, che all’epoca di Vivaldi era realizzato direttamente dall’esecutore e cambiarono leggermente l’orchestrazione rispetto agli autografi, mantenendosi comunque fedeli allo stile dell’autore.

Un altro modo di procedere fu quello di riunire in uno stesso brano movimenti tratti da diverse composizioni, adottando così una prassi già in uso all’epoca di Mozart e Mendelssohn, lontana, però, dalla pratica filologica odierna caratterizzata, talvolta, dal tentativo di ricostruzione oggettiva di una sonorità ormai quasi irraggiungibile. È da considerare, comunque, che la revisione di Casella era cosa ben diversa dal Neoclassicismo, movimento artistico in voga in quegli stessi anni e inaugurato da Igor Stravinskij, che realizzava composizioni originali ispirandosi allo stile musicale del Sei-Settecento. 

Sala Concerti dell’Accademia Musicale Chigiana

Per il programma della Settimana Musicale dedicata alla Vivaldi-Renaissance, fu scelta l’opera L’Olimpiade sia per la bellezza della musica che per l’importanza dell’autore del libretto: Pietro Metastasio. Tuttavia, l’opera fu oggetto di un lavoro di adattamento che prevedeva l’eliminazione di alcuni recitativi ritenuti troppo lunghi e l’inserimento di brani tratti da un’altra sua opera La Dorilla, più ricca di pezzi d’insieme, di cori e danze. Per la musica sacra, fu deciso, dopo varie considerazioni, di presentare quattro capolavori quali sono il Credo (RV 592), il Mottetto (RV 631), lo Stabat Mater (RV 621) e il Gloria (RV 589). Non potevano mancare poi i concerti di Vivaldi: quello per due violini e archi (RV 523), i concerti per archi denominati Il riposo (RV 270) e Alla rustica (RV 151) e quello per flauto traverso e archi La notte (RV 439). Nell’ambito della musica cameristica fu proposta una curiosa Serenata a tre, per tre voci, coro e piccolo complesso strumentale. A tutto ciò, si aggiungeva un’aria estratta dall’opera La fida ninfa e altre tre dall’opera Ercole sul Termodonte. Infine, furono inserite due trascrizioni di J.S. Bach: il concerto per organo (BWV 596) dal concerto per due violini (RV 565) e il concerto per quattro clavicembali (BWV 1065) dal concerto per quattro violini (RV 580). Questo per rendere omaggio al grande musicista tedesco, che riconobbe e stimò la grandezza artistica di Vivaldi. Il successo ottenuto con la prima Settimana Musicale portò, col passare del tempo, alla fondazione da parte dell’Accademia Chigiana di un Centro di Studi Vivaldiani, dedicato alla ricerca e alla esecuzione delle opere del Veneziano.

La vicenda dell’Accademia Chigiana è un grande esempio del fervore che animò la ricerca filologica rivolta alla musica antica e barocca nella prima metà del Novecento in Italia. Una ricerca che permise di ritrovare ciò che si era perduto nel tempo e di riconsegnarlo a nuova vita musicale. I curatori delle Settimane Musicali non si limitarono solo alla riscoperta di Vivaldi ma, nelle successive edizioni, fu riproposta molta altra musica di autori del Settecento, tra cui spiccano Domenico e Alessandro Scarlatti, Andrea e Giovanni Gabrieli, Claudio Monteverdi, Giuseppe Torelli, Baldassarre Galuppi.

In questo clima di riscoperta del Barocco, il 29 gennaio 1928, sempre nel meraviglioso salone del Palazzo senese, si tenne un concerto della grande clavicembalista Wanda Landowska. Lo strumento che essa suonava era stato costruito appositamente per lei dalla ditta Pleyel di Parigi. Il clavicembalo, in quei tempi, era da considerarsi uno strumento raro da sentir suonare e la pianista polacca era una autorevolissima sostenitrice dell’esecuzione della musica barocca per tastiera con lo strumento originale per cui era stata scritta. A quel concerto era presente, oltre al Conte Chigi Saracini, anche il musicista Ottorino Respighi insieme alla moglie e rimasero affascinati dall’inconsueta e magistrale interpretazione clavicembalistica. La stessa Landowska, molti anni dopo, a New York, conservava ancora un ricordo speciale di quella serata, definendola “un dono del destino”.  

Arriviamo ai giorni nostri e precisamente al 2019, quando l’Accademia Musicale Chigiana inaugura la 97° edizione di Micat In Vertice con un concerto che ripropone, quasi interamente, il programma della prima Settimana Musicale Senese in occasione del suo 80° anniversario. È consuetudine dell’Accademia che, a conclusione dei corsi di perfezionamento, alcuni fra gli allievi più promettenti affianchino i loro Maestri in esecuzioni concertistiche, esprimendo così lo spirito di consegna della tradizione dalle vecchie alle nuove generazioni che ha da sempre contraddistinto l’Accademia Musicale Chigiana. 

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