Il Carnevale di Schumann
di Anna Farkas
UNA PAROLA PER MILLE MUSICHE
La parola di febbraio: MASCHERA
Prossimo appuntamento: sabato 27 febbraio
Robert Schumann è tra i compositori più importanti del Romanticismo tedesco assieme al suo amico Brahms e ad altri due compositori particolarmente eminenti, Liszt e Chopin. Questi sono accomunati dal fatto che hanno lasciato in eredità un vastissimo repertorio pianistico esaltando, per la prima volta nella storia, il ruolo primario del recital pianistico.
Il Carnevale op. 9, che approfondiremo in questa sede, è sicuramente tra le pagine più importanti della letteratura pianistica. Si tratta di una composizione estremamente complessa, monumentale, nella quale i singoli elementi, ventidue brevi composizioni ognuna con un proprio titolo, anziché sussistere nella disintegrazione si fondono insieme in un medesimo significato. Cerchiamo dunque di decifrare insieme i molteplici simbolismi insiti in questa opera per poi trovarne il significato ultimo – sempre se possa essere possibile e giusto trovare il ‘significato’ di un’opera musicale.
Senza desiderio di completezza, facciamo un piccolo viaggio all’interno del Carneval, incontrando i vari personaggi che lo abitano e scoprendo le sue origini. La Lettres Dansantes. A.S.C.H. – S.C.H.A (no.11) del Carneval contiene la matrice generatrice di tutto il ciclo pianistico, che – come riferisce il sottotitolo dell’opera, Scènes mignonnes sur quatre notes – scaturisce da quattro note: La (A.), Mi bemolle (S.), Do (C.), Si (H.), seguendo la notazione tedesca. La scelta del compositore cade su queste non per un semplice motivo estetico, ma perché sono ispirate alla città di Asch, luogo di nascita dell’amata di Schumann, Ernestine von Fricken, alla quale sarà dedicata la pagina Estrella (no. 13). Il gioco delle lettere (convertite in note musicali) impiegato da Schumann non è una novità tra i compositori: lo stesso è stato pienamente sfruttato da Schostakovich e, esempio più famoso, da Bach.
Si può con coraggio suggerire questa chiave di lettura dell’opera: essa è l’elenco e la contrapposizione dei vari stati d’animo dello stesso compositore, che, con un abile gioco di mascheramento, a mano a mano ci conduce attraverso i suoi sogni, deliri, amori. Il mascheramento è doppio: tanti movimenti sono dedicati alle maschere della commedia dell’arte italiana i quali rappresentano tutti un diverso sentimento. La maschera di Pierrot (no. 2) è melancolico, sognante, caratterizzato quasi da una melodia improbabile; Arlecchino (no.3) al contrario è vivace, buffone. C’è poi il brano no. 16 dedicato alle due maschere veneziane; Colombina, una servetta furbetta, che sfugge abilmente alle richieste di Pantalone, suo avaro padrone. Attraverso la musica compartecipiamo anche noi al gioco di seduzione e alla fuga di Colombina.
Oltre alle maschere tradizionali incontriamo anche Eusebio e Florestan, figure inventate che appaiono spesso nel mondo schumanniano. Eusebio – dal carattere sognante – e Florestan – dal carattere opposto, focoso -, rappresentano le due anime di Schumann. Egli era interessato all’ambivalenza della personalità, certamente in linea con il gusto romantico, e soleva designare anche alla moglie Clara vari nomi fittizi. Le iniziali di Florestan ed Eusebio compaiono spesso al posto della firma di Schumann (F.E.), e saranno anche i principali esponenti della Lega dei fratelli di David. Questa lega, nata dalla fantasia del compositore, rappresenta la agognata unione artistica che avrebbe permesso di difendere la buona musica contro i suoi detrattori, i filistei conformisti. Il carattere sognante di Eusebio è simboleggiato dalla ritmica fluttuante della pagina ad egli dedicata (no. 5), piena di irregolarità ritmiche (settimine, quintine, terzine), mentre l’ardente movimento dedicato a Florestan (no.6) è caratterizzato da un gesto ascendente, con sforzati robusti sul secondo tempo che creano una sensazione irregolare dell’andamento ritmico.
Oltre alle maschere e ai caratteri fantastici, nel Carnevale appaiono anche altri personaggi: Chopin e Paganini. L’omaggio a questi compositori, sicuramente dovuto anche alla stima di Schumann nei loro confronti, è forse da vedere più come l’immedesimazione dell’ultimo nello spirito dei compositori citati, una sorta di vicinanza e intimità spirituale, calcando il carattere autobiografico dell’opera. Non manca l’omaggio a Clara Schumann, la moglie del compositore, sotto il titolo Chiarina (no. 12): questa rimane forse una delle pagine più coinvolgenti e appassionanti di tutto il Carneval.
Come abbiamo detto all’inizio, nonostante possa sembrare di perderci nella molteplicità dei simboli – tanto ricchi di significato e di storia – l’opera possiede una visione coesa. Promenade (no. 20) ci offre l’immagine di un ultimo ballo dove compaiono tutte le maschere e le figure incontrate nel corso dell’opera; il loro danzare simboleggia i nostri stati d’animo che si sviluppano senza scissione, con continuità, vicina alla visione bergsoniana della natura qualitativa degli stati d’animo. Così «la ricomposizione miracolosa di tante divergenti proposte poetiche nel superiore equilibrio della ritrovata identità dell’io» è rappresentata dalla danza gioiosa dei Fratelli di Davide, (Marcia della Lega di David contro i Filistei, no. 22), la lega del sentimento artistico vero ed autentico.
Articolo di Anna Farkas
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