Pierino e il lupo
di Anna Farkas
(Illustrazione di Paolo Moretti)
Pierino e il lupo, negli anni, è divenuta una delle opere più famose di Prokofiev: si tratta di una fiaba musicale che si iscrive perfettamente nella tradizione delle favole russe nelle quali, solitamente, il mondo animale, acquisendo il dono della parola e dell’intelletto, interagisce con il mondo umano. Cerchiamo di scoprire insieme il segreto del successo di questa composizione scritta nel 1936, pochi anni dopo che il compositore russo era tornato nella madrepatria.
La vocazione didascalica dell’opera e il rimando al mondo animale ci fa venire immediatamente a mente altre opere dedicate ai più piccoli: la più famosa è forse il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns, ma non meno ricercata è L’enfant et les sortilages di Ravel, una vera e propria opera dove, accanto agli animali, prendono vita anche svariati oggetti. Un altro titolo sicuramente da citare è The Young Person’s Guide to the orchestra di Benjamin Britten: l’opera viene commissionata all’interno di un progetto didattico, volto a far conoscere ai bambini le diverse famiglie strumentali.
Similmente all’opera di Britten, dove però manca una narrazione, Prokofiev compone Pierino e il lupo nel quadro di un progetto musicale per l’infanzia realizzato da un teatro di Mosca. L’op. 67 di Prokofiev, numero d’opera della composizione in questione, in realtà è già incorniciata da altri brani dedicati ai bambini: l’op. 65 è l’album pianistico Musica per bambini (contenente 12 brani) e l’op. 68 sono i Tre canti infantili. Secondo alcuni studiosi, uno dei motivi per il quale il compositore si sia dedicato proprio in questo momento alla didattica, è la coincidenza del suo ritorno dall’estero (1933) con lo zhdanovismo, ovvero con l’inizio della censura delle arti operata dal responsabile della cultura dell’URS, Andrei Zhdanov.
Prokofiev, dunque, pare rifugiarsi in questo periodo in un mondo incantevole: quello delle fiabe russe, un mondo che con disarmante semplicità ci riporta al naturale ciclo della vita e della natura. Pierino e il lupo è una favola semplice inventata dallo stesso compositore: Pierino, il nostro protagonista, è un bambino curioso che un giorno esce dal giardino di casa per scoprire i prati che si distendono nei dintorni. Egli è ben presto rallegrato dai felici incontri, prima con l’uccellino e con l’anatra, ed infine col gatto. Chiaramente non si fanno aspettare i primi battibecchi tra gli animali ai quali Pierino, e noi spettatori assieme a lui, possiamo assistere divertiti.
Il quadro bucolico viene presto disturbato dal nonno che, riportando Pierino verso casa, gli ricorda che il bosco è un luogo pericoloso e borbotta: «cosa succederebbe se sbucasse il lupo, Pierino?» L’ammonimento del nonno risulta essere fondato perché dopo pochissimo appare il lupo e… guai all’anatra e all’uccellino. Pierino sbircia la scena dalla finestra e decide di intervenire per aiutare l’uccellino…
Ora basta però, non voglio svelarvi tutta la favola: il resto lo scoprirete voi, altrimenti dov’è il divertimento? Voglio però richiamare l’attenzione al raffinato gioco sonoro che Prokofiev mette in atto per rendere questa fiaba musicale piena di caratteri spiccati, scoppiettante e divertente. I vari personaggi della favola sono rappresentati da diversi strumenti, in modo che i bambini imparino ad associare una determinata tessitura sonora allo strumento che emette quel suono; ecco, dunque, il grande valore didattico del lavoro. Prokofiev ci teneva molto a questo aspetto educativo, tant’è che sottolineava sempre l’importanza di una spiegazione di carattere introduttivo prima dell’esecuzione dell’opera, in modo che i vari strumenti protagonisti siano sempre ben riconoscibili durante l’ascolto.
E quali sono questi strumenti in primo piano, che la voce narrante – che poi ci guiderà e ci racconterà tutta la fiaba – ci presenta? Pierino, il piccolo eroe della fiaba, è rappresentato dall’intera famiglia degli archi che intonando una semplice melodia spensierata ricordano lo stato d’animo curioso di un bambino. L’uccellino è inscenato dal flauto cinguettante, che dipinge ricchi arabeschi fluttuanti – invidiabili per lo stesso Messiaen per la fedeltà al cinguettio di un uccello. L’oboe imita l’anatra che felicemente guizza nell’acqua mentre il clarinetto, con il suo suono felpato, ricorda il lento avanzare del gatto. Poi arrivano i fagotti borbottanti, in rappresentanza del nonno che non approva la spensieratezza del bambino; l’ingresso in scena del lupo è segnato invece dal suono sinistro dei corni, caratterizzati da sonorità cupe e preoccupanti per chiudere poi, prima della marcia trionfale della fine, con i tamburi-spari dei cacciatori.
La grandezza e la fortuna di quest’opera, divertente sia per i grandi che per i piccoli, la possiamo trovare proprio nella sua semplicità. Il fatto che il genere sia dichiaratamente una fiaba, o favola sinfonica (con voce narrante) rende questo lavoro del compositore russo unico e – in confronto con le opere sopra citate, composte in generi classici (Saint-Saëns: suit; Ravel: opera; Britten: tema con variazioni per orchestra) – veramente adattata a misura di bambino. Mentre in Ravel i sentimenti espressi – tra i quali la collera, l’espiazione di una colpa, il pentimento, il perdono – sembrano più ripensamenti all’infanzia di un adulto e anche Saint- Saëns non manca di inserire una certa critica sociale (com’è noto, in Fossils), così lontana dal pensiero di un bambino, la favola di Prokofiev si allontana da tutto ciò che ricorda il mondo adulto. Ci immergiamo qui in una fantasiosa dimensione fiabesca, spoglia da pretese e predicati morali, capace di abbracciarci totalmente con la sua disarmante semplicità. Allora, forse, è proprio questa l’opera che per eccellenza potremmo definire con Kant un «bel giuoco di sensazioni», capace di acchiapparci per la sua piacevolezza ma, forse – si chiede Kant – capace anche di muovere il nostro giudizio del bello estetico.
Articolo di Anna Farkas